CREARE DELLE MAPPE PER PROMUOVERE L’INCLUSIONE, DAL LUOGO ALL’AZIONE

Il terzo modulo fornisce delle indicazioni per la creazione di laboratori di cartografia partecipativa volti a elaborare dei percorsi di orienteering con la collaborazione delle e dei giovani. Nel corso della prima parte illustreremo il potenziale della cartografia partecipativa nel consentire alle e ai giovani di creare una rappresentazione condivisa e consapevole della città. Nella seconda parte, allenatrici e allenatori potranno esplorare i vari passaggi necessari per mettere a punto e tenere dei laboratori di mappatura: dalla creazione di un ambiente inclusivo in cui ogni partecipante possa discutere apertamente cosa mettere sulla mappa al lavoro sul campo, al disegno della mappa vera e propria.

Al termine del modulo, allenatrici, allenatori ed esponenti delle organizzazioni della società civile saranno in grado di comprendere i principi chiave e i vantaggi dati dalla creazione di mappe partecipative, faranno propri nuovi strumenti e tecniche e saranno in grado di assistere giovani vulnerabili nel processo di creazione di tali mappe.

Risultati di apprendimento raggiunti dalle e dai giovani

Muoversi all’interno di una città senza ricorrere alla tecnologia aiuterà le e i giovani a scoprire angoli nascosti e ad osservare luoghi noti da un altro punto di vista. Grazie ai laboratori di cartografia partecipativa, essi impareranno a notare ciò che li circonda, a riconoscere caratteristiche, punti di forza e criticità del posto in cui vivono, a lavorare per trovare possibili soluzioni e superare problemi. Così facendo, si sentiranno più responsabili nei confronti del luogo in cui vivono e contribuiranno al suo miglioramento.

Dal momento che le e i giovani saranno coinvolti attivamente in tutte le fasi del processo, potranno:

  • creare dei nuovi rapporti e delle reti con le loro compagne e compagni e con i membri della comunità;
  • sviluppare una vasta gamma di competenze all’interno del gruppo, come capacità di collaborazione, comunicazione, ascolto, leadership e risoluzione dei problemi.
  • scoprire aspetti storici, naturalistici e culturali del luogo in cui vivono;
  • analizzare le esigenze sociali e le opportunità presenti all’interno della comunità e riflettere sulle soluzioni che potrebbero migliorare la qualità della vita;
  • imparare a condurre delle attività di mappatura e a sviluppare delle capacità cartografiche elementari per creare delle proprie mappe di orienteering.

    Creare delle mappe per imparare: comprendere i legami fra luoghi e persone

    Le mappe sono strumenti indispensabili che ci aiutano ad orientarci nel mondo. Al contrario delle carte topografiche, che si concentrano solo sugli aspetti fisici, le mappe partecipative rappresentano elementi del patrimonio culturale, aiutano a definire la nostra storia, la nostra cultura e, quindi, la nostra identità.

    “Il patrimonio culturale può essere inteso come un sistema di valori in continua trasformazione e esteso a una regione che è riconosciuta come un paesaggio culturale e porta dei valori che sono inestricabilmente legati alla percezione della popolazione” (Casonato, Greppi & Vedoà, 2020).

    Le mappe rappresentano spesso il patrimonio culturale di una comunità che comprende elementi tangibili come monumenti, strade, punti di ritrovo, nonché elementi immateriali quali tradizioni, forme d’arte, pratiche e tutto ciò che costituisce un riflesso o un’espressione della comunità che vive o ha vissuto in quel territorio. Il patrimonio immateriale non può essere collocato fisicamente in un luogo, ma costituisce un’importante espressione della creatività umana. Inoltre, è connesso al patrimonio materiale insieme al quale costituisce le fondamenta culturali di una comunità. Ad ogni modo è inevitabile che patrimonio materiale e immateriale si confondano. Monumenti e punti di ritrovo rispecchiano la storia, la cultura e le abitudini di una comunità mentre, d’altra parte, il patrimonio culturale trae linfa vitale dai luoghi in cui vive e si diffonde. 

    The map produced by the Eco-museum of Orobie is a good example of community map: it shows the natural, cultural and social aspects of the territory

    La cartografia partecipativa è il frutto del processo di mappatura delle risorse di una comunità volta a “creare una rappresentazione tangibile delle persone, dei luoghi e delle esperienze su cui si fonda la comunità, riportandoli su una mappa” (Burns, Paul & Paz; 2012). Grazie a tale attività, i membri di una comunità hanno il compito di “individuare le risorse culturali immateriali che costituiscono un riflesso e l’espressione di valori, convinzioni, conoscenze e tradizioni in continua evoluzione ‘ (Consiglio d’Europa, 2021). È un processo che consente alle e ai partecipanti di lavorare insieme per creare una rappresentazione visiva delle risorse della collettività.

    L’aspetto che distingue tale pratica partecipativa è la possibilità di rendere visibili i legami fra luoghi e persone. Le mappe partecipative, infatti, hanno il potere di mostrare non solo i luoghi, ma anche il modo in cui le persone interagiscono con essi. Questo tipo di mappa fornisce una rappresentazione visiva unica di come la comunità percepisce il luogo a cui appartiene: i luoghi posti in evidenza sono importanti per le persone che la realizzano. Un luogo, ad esempio, può essere inserito nella mappa perché costituisce un punto di ritrovo, riporta alla memoria alcuni ricordi oppure è significativo dal punto di vista culturale e artistico. Le mappe partecipative aiutano a costruire un’immagine più completa della comunità e invitano le persone ad immaginarsi al loro intero. Riflettere sui luoghi in cui vivono dà loro il senso della loro identità, dei valori in cui credono, del loro background e delle esperienze condivise.

    Attraverso la cartografia partecipativa, le persone giovani possono esprimere ciò che provano riguardo alla loro comunità e ai luoghi che ritengono maggiormente significativi, divenendo consapevoli del contesto sociale, culturale e storico e rafforzando il loro senso di appartenenza. Il processo permette anche di familiarizzare con il valore che questi rivestono per altri e consente di “comprendere il valore attribuito a determinate risorse dai diversi componenti della comunità” (Consiglio d’Europa, 2021).

    AUTOVALUTAZIONE
    Quali delle seguenti voci costituisce un esempio di patrimonio immateriale?

    Che cosa rende unica una mappa partecipativa? Che cosa dovrebbe contenere la tua?

     

     

    Creare delle mappe per promuovere includere

    Le potenzialità della cartografia partecipativa consistono nella creazione di una piattaforma in cui le persone possono comunicare, condividere e collaborare, divulgando conoscenze al di fuori della loro cerchia. Per via della loro natura aperta e inclusiva, il ricorso a processi di mappatura collaborativi può essere la chiave per invitare le e i giovani a prendere parte a una riflessione collettiva e incentivare il dialogo intergenerazionale e interculturale, promuovendo così la conoscenza e inclusione di diversi gruppi sociali. Quando viene svolto all’interno di un gruppo, il processo di realizzazione delle mappe contribuisce a costruire dei legami, consolida le reti esistenti e crea nuove connessioni fra gruppi diversi, appartenenti alla medesima comunità, che di solito non collaborano fra loro (Ralls and Pottinger 2021).

    La creazione di una mappa da parte di una comunità è una forma di riconoscimento e di rappresentazione inclusiva, dal momento che ogni persona è libera di esprimersi e chi partecipa è coinvolto nel processo di negoziazione e prende delle decisioni relative al patrimonio culturale (Consiglio D’Europa, 2021).

    An example of urban Participatory 3D Modelling by residents of the Barangay Commonwealth as part of the USAID-funded project Strengthening Public-Private Partnership on Disaster Risk Reduction to Build Resilient Communities

    “La cartografia partecipativa aiuta le comunità a articolare e divulgare le loro conoscenze, registrare e archiviare informazioni, sostenere il cambiamento e risolvere problemi che riguardano la collettività”

    (Burns, Paul, Paz ; 2012)

    La cartografia partecipativa porta nuove conoscenze, competenze e risorse nello sforzo cooperativo di proteggere il paesaggio come bene comune. Inoltre, sensibilizza sui problemi del territorio, quali gli edifici abbandonati, l’accessibilità e la percorribilità. Una volta individuati i problemi è possibile trovare nuove idee: le e i partecipanti possono elaborare nuovi approcci volti a rispondere e superare tali criticità.

     I processi di co-creazione trasformano le e i giovani da utenti passivi in cittadine e cittadini attivi: mentre creano le loro mappe, analizzano problemi e ostacoli individuando idee dal basso e nuove soluzioni atte a migliorare il benessere della comunità. Così come l’individuazione delle risorse della comunità può svelare nuovi modi di accedere e fare leva su tali ricchezze, le mappe di comunità possono contribuire a dotare le persone degli strumenti necessari per rendere le loro comunità dei posti migliori in cui vivere e sostenere il cambiamento.

    Planning with youth: participatory mapping

    AUTOVALUTAZIONE
    In che modo le e i giovani possono divenire cittadine e cittadini attivi attraverso le cartografie partecipative?

     

     

    Mappe di comunità

    Allo scopo di creare una mappa per l’orienteering che serva anche come strumento di inclusione sociale ed esplorazione del territorio, con le sue tradizioni, i suoi siti di interesse e la sua cultura, occorre individuare i luoghi da inserire. Di conseguenza potrebbe essere utile partire dalle seguenti domande:

    • Quali luoghi del mio quartiere frequento e perché?
    • Quali sono i luoghi che ritengo importanti?
    • Quali luoghi cerco di evitare e perché?
    • Quali elementi del patrimonio materiale e immateriale sono considerate caratteristiche essenziali della mia comunità (arte, lingua, artigianato, ecc.)?
    • Che tipo di diversità è presente all’interno della comunità (etnica, culturale, ecc.)?
    • Vi sono dei luoghi di ritrovo in cui si riuniscono molte persone? Che cosa fanno le persone in questi luoghi?
    • Che tipo di rapporto ho con la comunità? Come vengo percepita/o?
    • Quali sono i luoghi in cui mi sento più rappresentata/o?
    • Quali attività vorrei che avessero una visibilità ancora maggiore?
    • Che cosa mi piacerebbe vedere accadere nella mia comunità?

    (Chicago Community Climate Action Toolkit 2021) (Cleveland, Maring & Backhaus 2021)

    In base alle risposte date, è possibile disegnare una prima bozza che tenga conto dei luoghi più frequentati dalle e dai partecipanti e dall’intera comunità, nonché quegli spazi che sono ritenuti pericolosi e su cui è possibile intervenire per renderli sicuri e accoglienti. Una volta messa a punto la mappa di base è possibile aggiungere gli elementi più diversi. Essi, però, devono avere una caratteristica: essere facilmente individuabili. I luoghi in cui posizionare i punti di controllo, infatti, devono essere immediatamente riconoscibili. Non possono essere nascosti o posti in zone pericolose perché l’orienteering non è una caccia al tesoro, ma uno strumento per imparare ad orientarsi e a consolidare il legame con un luogo.

    La mappa partecipativa di “Map Me Happy”

    Il murale di Sant’Erasmo a Palermo dipinto da Igor Palmintieri

    Quali luoghi meritano di essere inseriti in una mappa? Un ruolo centrale è rivestito da tutti quei monumenti che rappresentano il patrimonio di una comunità: luoghi di culto, statue, fontane, edifici storici, piazze e musei.

    Tuttavia, vi sono anche degli altri luoghi informali che rendono tale una comunità: giardini, graffiti, chiostri, vie e incroci che hanno un valore

    Le scuole, considerate luoghi di inclusione per eccellenza, devono essere incluse fra i punti di controllo perché contribuiscono alla formazione delle e dei giovani che vivono nel quartiere: è probabile che gran parte delle ragazze e dei ragazzi che abitano lì abbiano condiviso l’esperienza di frequentare quella scuola. Fra gli altri luoghi di ritrovo che possono fungere da punti di controllo ricordiamo: centri culturali e ricreativi, posti in cui le persone socializzano, campi sportivi, ristoranti che servono prodotti tipici, biblioteche, pub e spazi di co-working. Dopo aver realizzato la mappa più dettagliata, bisognerà andare in giro per il quartiere alla ricerca di gemme nascoste che sfuggono a un primo sguardo e costituiscono il cuore pulsante di determinati luoghi.

    Il centro storico delle città, spesso, è disseminato di botteghe e piccole imprese che creano prodotti sostenibili e costituiscono la forma più alta di artigianato, promuovono l’utilizzo di materie prime di qualità e forniscono un servizio fondamentale alla comunità in cui operano. Sono il simbolo di un’imprenditoria sana che non sfrutta il territorio, ma ne esalta i pregi, le caratteristiche e le qualità. Inoltre, fra i luoghi che possono costituire dei punti di controllo ricordiamo quelli che raccontano storie di successo e redenzione: storie di donne e uomini che sono riusciti a realizzare i loro sogni, senza lasciare il quartiere. In questi posti le e i giovani possono incontrare persone più grandi di loro che hanno vissuto esperienze simili e costituiscono dei modelli di ruolo per l’intera comunità.

    A Palermo si trova una di queste botteghe, gestite da una donna transgender a Ballarò che vende prodotti in pelle. A dispetto delle discriminazioni che ha subito nel corso degli anni, non ha mai mollato e continua a lavorare ogni giorno, mostrando alle bambine, ai bambini e alle persone del quartiere che gli strumenti di oppressione e le intimidazioni non possono sconfiggere i sogni e la determinazione.

    Quir fattoamano, a handcrafted shop in Palermo

    Quir fattoamano, un negozio di prodotti artigianali a Palermo

    Le cose che contano di più nel corso delle attività di mappatura sono quelle che alimentano discussioni e che possono fornire degli spunti e dei punti di vista in merito a luoghi significativi, differenti da un punto di vista sociale. Infatti esistono degli edifici o degli ambienti che assumono valore diverso a seconda delle persone che vi abitano. Si pensi ad esempio a un oratorio in cui le bambine e i bambini vanno a giocare nel corso della settimana, che nei fine settimana si trasforma in luogo di culto per persone di confessioni diverse: chi professa la religione islamica prega nella corte, mentre chi è di religione cristiana va a messa (come succede a Palermo). Grazie al dialogo fra persone che esperiscono un luogo in maniera diversa è possibile attribuire un significato e un valore più profondo, rendendo il luogo riconoscibile a tutte e tutti e importante per l’intera comunità.

    Santa Chiara oratory in Palermo
    AUTOVALUTAZIONE
    Rispondi al questionario iniziale. Prendi un foglio e disegna la tua mappa

     

     

     

     

    Oltre la mappa

    Creare una mappa per l’orienteering non è semplice come può sembrare. Questa operazione richiede molto lavoro sul campo al fine di interpretare e rappresentare la realtà nella scala prescelta, servendosi di conoscenze e generalizzazioni cartografiche (Zentaj 2018).  Si stima che in media chi crea una mappa impiega fra le 20 e le 30 ore per chilometro quadrato (Mee, 2013).

    Ai fini di ORIENT, il processo di mappatura sarà svolto in maniera semplificata allo scopo di garantire il coinvolgimento di ragazze e ragazzi durante tutto il processo. Quando si attiva un laboratorio di cartografia, è importante tenere conto del fatto che l’obiettivo ultimo di ORIENT sia la progettazione di percorsi legati al tema dell’inclusione sociale. Pertanto, creare delle mappe da gara non è essenziale ai fini del progetto. La metodologia di ORIENT può essere utilizzata per lavorare a fianco di giovani che hanno poca o nessuna esperienza nel campo della cartografia. Per questa ragione, le mappe di ORIENT potranno essere meno precise e accurate dal punto di vista geo-spaziale rispetto a quelle utilizzate nel corso delle gare di orienteering che vengono realizzate ricorrendo a software specifici[1].

    Infatti, una mappa di orienteering ufficiale deve avere le seguenti caratteristiche (Mee, 2013):

    • una scala ben definita per misurare le distanze. Di solito quelle utilizzate nelle gare sono in scala 1: 10.000 o 1: 15.000;
    • un uso appropriato di colori e simboli;
    • il corretto posizionamento dei segni convenzionali relativi ai punti di riferimento;
    • curve di livello, curve ideali che connettono tutti i punti posti alla stessa altezza.

    La mappa deve contenere tutte le informazioni necessarie senza però essere ridondante.

    Il processo di ideazione può essere semplificato utilizzando degli strumenti open source. Allenatrici e allenatori dovrebbero utilizzare, ad esempio, applicazioni con le quali hanno già una certa familiarità come Google Maps e Google Earth. Il processo di creazione di una mappa di orienteering con questi semplici strumenti deve seguire i seguenti passaggi.

    1° metodo: Google Maps e Purple Pen

    1. Apri Google Maps e seleziona la vista “Satellite”
    2. Individua sulla mappa l’area di tuo interesse, quindi disattiva le etichette.
    3. Cattura lo schermo e salva la schermata
    4. Apri Purple Pen, un software gratuito da scaricare sul PC.
    5. Aggiungi i punti di partenza, quelli di controllo e crea i vari percorsi a seconda delle categorie che prenderanno parte alla gara. Adesso devi solo “Creare un nuovo evento”, selezionare la scala e aggiungere simboli e numeri dei punti di controllo. Aggiungi la legenda ed avrai pronta la tua mappa.

    2° metodo: Google Earth e Word

    1. Apri Google Earth e seleziona l’area di tuo interesse
    2. Elimina le etichette grazie al pulsante CANCELLA del menu
    3. Cattura la schermata per ritagliare l’immagine dell’area sulla quale intendi lavorare.
    4. Una volta ritagliata l’immagine, incollala su un documento Word. Adesso puoi aggiungere gli elementi che ti servono per organizzare la tua attività: frecce, cerchi per i punti di controllo, caselle di testo, ecc.


    *
    Apri il link se preferisci servirti delle istruzioni illustrate.

    3° metodo: OpenStreetMap e OpenOrienteeringMapper

    1. Usa OpenStreetMap per individuare l’area in cui si svolgerà la gara e salva il file in una cartella
    2. Apri il programma OpenOrienteering Mapper, un software gratuito che serve a creare delle mappe di orienteering e ad organizzare degli eventi

    3. Seleziona la voce “Crea una nuova mappa” ed esegui le azioni richieste dal programma. La mappa avrà più o meno questo aspetto:

    4. Dopo aver cancellato tutti gli elementi superflui, converti i simboli servendoti di quelli specifici per l’orienteering. Quando la mappa è orientata a nord è pronta per il lavoro sul campo.

    * Apri il link se preferisci servirti delle istruzioni illustrate.

    4° metodo: mappe realizzate a mano

    1. Trova una fotografia area dell’area in cui desideri svolgere l’attività di orienteering.
    2. Traccia gli elementi chiave su carta servendoti della carta da lucido.
    3. Va in giro portando con te la bozza della mappa, ti aiuterà a individuare e aggiungere altri elementi.
    4. Al termine del lavoro sul campo, ridisegna la mappa servendoti di una riga e di una penna. Aggiungi la legenda.

    * Apri il link se preferisci servirti delle istruzioni illustrate. (pag.15-18).

    [1] Il software più importante a tale scopo è OCAD che contiene tutti i simboli necessari per creare una mappa.

    Questo metodo non è adatto alla creazione di percorsi di orienteering complessi, ma le mappe realizzate a mano sono facili da creare.

    Il livello di approssimazione cambia in base al tipo di gara. In contesti urbani, le e i giovani avranno bisogno solo di pochi elementi per orientarsi: qualche linea, dei simboli e i punti di controllo. Nel caso in cui, invece, la gara si svolga in un ambiente naturale, la mappa dovrà essere il più precisa e dettagliata possibile: alberi, cespugli, ponti, recinsioni e corsi d’acqua devono essere rappresentati.

    Di recente, tecnologie informatiche come il Global Positioning Systems (GPS) sono sempre più diffuse nel campo della cartografia partecipativa (Cochrane & Corbett 2018). Benché questo metodo consenta di risparmiare tempo, di solito le coordinate non vengono indicate nelle mappe di orienteering e il GPS non svolge alcuna funzione nella disciplina (è vietato, infatti, nel corso della gara ricorrere ad aiuti esterni) (Zentaj, 2018).  Una possibile soluzione potrebbe essere quella di adattare l’orienteering al geocaching, un’attività ricreativa all’aria aperta nel corso della quale le e i partecipanti si servono del GPS per nascondere e cercare oggetti in luoghi specifici, definiti da coordinate. Le sessioni di geocaching sono simili alla caccia al tesoro e chi vi partecipa non ha bisogno di nessuna mappa cartacea (si ricorre a quelle digitali su smartphone). Nel corso del lavoro su campo, le e i giovani possono nascondere un piccolo oggetto e servirsi del GPS per tracciare le coordinate che sono inserite in un’apposita piattaforma. In questo modo, l’oggetto diventa un geocache cercato da un gruppo di partecipanti.

    Anche se quest’attività differisce molto dall’orienteering, si tratta di una disciplina divertente che richiede meno tempo e sforzi e che può sicuramente garantire la sostenibilità del progetto ORIENT.

    RICORDA!

    Ai fini del geocaching, occorre salvare le coordinate dei punti di controllo durante la creazione della mappa partecipativa.

    AUTOVALUTAZIONE
    Scegli uno dei metodi riportati qui sopra e cerca di creare una tua mappa sulla base di quella che hai abbozzato.

    Modules

    1

    ORIENTEERING,
    CARATTERISTICHE E OPPORTUNITÀ

    2

    CREARE AMBIENTI
    INCLUSIVI

    3

    CREARE DELLE MAPPE PER PROMUOVERE
    L’INCLUSIONE, DAL LUOGO ALL’AZIONE

    Modulo 1

    Modulo 2

    Modulo 3